di Maria Silvia Sacchi
In questi giorni grande attenzione è dedicata alla successione nel gruppo imprenditoriale di Silvio Berlusconi. Una successione importante per la valenza anche strategica delle imprese coinvolte (le televisioni) e per la complessità della famiglia data dall’esistenza di eredi di due matrimoni. E nella quale anche il “finto matrimonio” con Marta Fascina va tenuto in considerazione.
Ancora non si conoscono le disposizioni testamentarie di Berlusconi, per cui è possibile fare solo qualche ragionamento.
Lo stato dei fatti
La quota di Berlusconi di cui si discute è il 61,21% del gruppo Fininvest, la holding a cui fanno capo le partecipazioni in Mediaset, Mondadori, Mediolanum e altre attività. Per effetto delle leggi sull’eredità legittima (ovvero ciò che una persona deve obbligatoriamente destinare a una determinata categoria di familiari) Silvio Berlusconi deve trasferire in parti uguali ai cinque figli il 40,8% (pari ai 2/3 delle proprie azioni) del capitale Fininvest mentre, tramite testamento, aveva la possibilità di definire liberamente – dare cioè a chi voleva, anche all’esterno della famiglia – un terzo della propria partecipazione. Si tratta del 20,4% di Fininvest. Da molti anni i cinque figli di Berlusconi possiedono quote in proprietà: 7,65% ciascuno Marina e Piersilvio e il 21,42% in una società comune Barbara, Eleonora e Luigi.
L’eredità legittima e la quota disponibile
Considerando la distribuzione della solo eredità legittima di Berlusconi si arriva a una situazione per cui Marina e Piersilvio, figli avuti dalla prima moglie Carla Dall’Oglio, avranno il 31,6% del gruppo, e Barbara, Eleonora e Luigi, avuti dalla seconda moglie Veronica Lario, il 45,6%. A questo stadio della situazione nessuno dei due gruppi ha la maggioranza, con un terzo del capitale Marina e Piersilvio avrebbero alcuni poteri di intervento, ma la distanza tra il primo e il secondo gruppo è rilevante.
La destinazione del terzo del capitale liberamente trasmissibile da Silvio Berlusconi è, dunque, fondamentale per determinare il futuro. Sul mercato ci sono due esempi recenti e, conclusi in modo opposto, di eredità di famiglie imprenditoriali con più figli: Bernardo Caprotti, il patron di Esselunga, ha scelto di destinare tutta la quota disponibile alla seconda moglie e alla figlia che avevano in comune, dando loro il controllo rispetto ai due figli del primo matrimonio. Leonardo Del Vecchio, il fondatore di Luxottica, ha scelto, invece, di dividere tutto in quote uguali con un meccanismo di governance che obbliga i suoi eredi ad andare d’accordo. La situazione di Del Vecchio era però più articolata sotto molti aspetti rispetto a quella Berlusconi, mentre più simile è il caso di Caprotti, pur se a parti familiari inverse. Sia per Caprotti che per Del Vecchio era presente il coniuge, che qui non c’è e questo è un punto di rilievo.
Il contributo dei figli maggiori
Torniamo al 20,4% di eredità disponibile di Berlusconi. Se anche questo fosse diviso 1/5 per ciascun figlio, sommandosi alle quota già possedute, la maggioranza del gruppo Fininvest sarebbe nelle mani di Barbara, Eleonora e Luigi, che salirebbero complessivamente al 57,8%.
Indipendentemente dai rapporti tra i fratelli, e dal legame particolarmente forte da sempre esistente tra Silvio Berlusconi e la figlia primogenita Marina, una scelta di questo genere non terrebbe conto del contributo alla costruzione del gruppo dato negli anni da Marina e Piersilvio.
Abbiamo detto che i cinque figli di Berlusconi hanno età diverse: Marina ha 56 anni, Piersilvio 54, Barbara quasi 39, Eleonora 37, Luigi 34. Marina e Piersilvio sono entrati poco più che maggiorenni a lavorare nel gruppo e ormai da anni la prima guida Fininvest e Mondadori, mentre il secondo governa il mondo Mediaset.
Il caso di più generazioni coesistenti nella stessa famiglia si verifica spesso quando ci si trova di fronte a più matrimoni. I primi figli spesso partecipano allo sviluppo dell’impresa, mentre i secondi o terzi subentrano quando l’impresa è già nel suo massimo o non contribuiscono per nulla e godono solo dei benefici creati.
Restando a Fininvest una prima domanda è, dunque: quanto vale il contributo che Marina e Piersilvio hanno portato? Può, Silvio Berlusconi, non averne tenuto conto? Tra l’altro, furono proprio i figli maggiori, una ventina di anni fa, a convincere il padre a non vendere le società.
Il punto di snodo: il divorzio da Veronica Lario
Un secondo elemento riguarda il rapporto tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario, con la separazione nel 2009 poi divenuta divorzio nel 2014. Parlando di questioni patrimoniali, è un punto centrale.
Se Berlusconi e Lario fossero rimasti sposati non ci sarebbero stati dubbi sulla maggioranza: sarebbe andata ai tre figli minori. Alle loro quote si sarebbe infatti aggiunto il 25% che per legge spetta al coniuge. Divorziando, Veronica Lario ha scelto (fu lei a chiedere la separazione dal marito) di rinunciare al 25% delle azioni del gruppo. Il famoso assegno di mantenimento – 1,4 milioni di euro al mese – sbandierato come la dimostrazione che gli uomini devono svenarsi per mantenere le ex mogli, altro non era che la compensazione di quel 25% a cui Lario rinunciava. La somma decisa dal tribunale non fu, però, corrisposta a titolo di “una tantum”, una modalità che mette una pietra definitiva su ogni questione. Ma fu, invece, corrisposta come assegno mensile: una decisione che ha aperto la strada a ricorsi successivi, al termine dei quali l’assegno è poi stato notevolmente ridotto perché a quel punto valutato come “mantenimento del tenore di vita” e non più come rinuncia a un pacchetto consistente di azioni.
Bisogna tenere a mente che nelle imprese familiari le scelte sentimentali hanno sempre un risvolto economico – un nuovo figlio è un nuovo erede, così come un nuovo matrimonio e via andando.
Ho sempre pensato che Veronica Lario sia stata mal consigliata durante quel periodo. A meno che non vi fosse già un accordo su chi in futuro dovesse avere il controllo e/o la guida del gruppo, ovvero Marina e Piersilvio. Ipotesi, quest’ultima, che sembra da scartare perché non tutti i figli di Lario sono stati concordi con le decisioni della madre.
Il divorzio Berlusconi-Lario è, infatti, un punto di snodo importante per le maggioranze che andranno a crearsi. Se non ci fosse stato il divorzio, come detto, oggi non si discuterebbe della questione: il controllo di Finivest sarebbe dei figli minori. Ma con tutta probabilità la situazione sarà diversa. Il sito Dagospia lo scorso 16 giugno ha sostenuto che “il testamento consegnerà il controllo del capitale di Fininvest ai due figli di primo letto mentre ai tre figli di Veronica Lario resterà di incassare i dividendi” ed è lo scenario più plausibile. Avvalorato anche le scelte lavorative dei tre figli minori, avvenute fuori da Fininvest. Dopo alcuni tentativi, non riusciti, di Barbara Berlusconi di entrare operativamente nelle imprese più importanti del gruppo come Mondadori, i figli minori di Silvio Berlusconi hanno preso strade diverse e in particolare Luigi Berlusconi che si è costruito una propria, e importante, carriera nella finanza.
Il finto matrimonio
Ultimo punto: il finto matrimonio con Marta Fascina. Si è detto che un nuovo coniuge equivale a un nuovo erede. Se è difficile capire adesso quanto può “valere” un matrimonio simbolico, va ricordato che lo stesso matrimonio è stato fortemente esibito da Silvio Berlusconi e, dunque, non se ne potrà non tener conto almeno in qualche modo.