Per molte aziende italiane può rappresentare un modello di digitalizzazione. Non solo internet delle cose (merci e prodotti che per due terzi finiscono all’estero). E non solo governo dei processi, dalle materie prime alla distribuzione. Ma anche e soprattutto una regia computerizzata che tenga conto della tradizione (analogica) e del ruolo delle persone. Per un brand del caffè italiano come Trucillo di Salerno, il valore non è soltanto nell’economia dei numeri (6,3 milioni di fatturato, per due terzi all’estero, 22 dipendenti diretti, 2 mila locali pubblici con l’insegna) ma soprattutto nella percezione diffusa di un prodotto di consumo di qualità.

Il piano è stato realizzato da Andrea Trucillo, che insieme ai fratelli Antonia (materie prime) e Cesare (mercati internazionali) rappresenta la terza generazione della famiglia campana. Alla guida sono Matteo Trucillo, amministratore delegato, figlio del fondatore Cesare (1950, Caffè Moka Salerno), e la moglie Fausta Colosimo, head of international markets e promotrice dell’Accademia.

«Oggi abbiamo una gestione digitalizzata dell’intero ciclo produttivo», spiega Andrea Trucillo, che in azienda ricopre il ruolo di Business control manager e Hr manager. «Abbiamo una sala di controllo avveniristica, dove una batteria di monitor mostra in tempo reale ciò che sta avvenendo in ogni fase del processo, dall’arrivo della materia prima, passando per la tostatura e fino al confezionamento. I processi sono parametrizzati e controllabili in diverse fasi, in modo da ridurre al minimo l’errore dell’operatore. Sono diminuite drasticamente le attività di tipo manuale a favore di quelle automatizzate, con un maggiore controllo dei Kpi (Key performance indicator, ndr) di processo». Ancora: «La parte più importante e allo stesso tempo complessa è stata rendere tutti gli attori protagonisti attivi di un cambiamento verso il quale c’era forte resistenza, senza dettare imposizioni ma con la formazione 4.0. Avevo 25 anni e mi sono trovata a confrontarmi con collaboratori storici, anche molto più grandi di me, mio padre incluso. La chiave è stata l’ascolto reciproco. È una grande soddisfazione oggi vedere il frutto di tutto questo cambio generazionale, che non si è risolto solo all’interno della famiglia, ma delle diverse generazioni che convivono nella nostra azienda, dove capita di incontrare padre e figlio che lavorano insieme in produzione».

Forte l’impatto della digitalizzazione sull’accesso da parte del personale ai dati e alle informazioni, un patrimonio, non solo per l’azienda ma anche e soprattutto per chi vi lavora tutti i giorni.

Aggiunge Andrea Trucillo: «Abbiamo fatto un cambio radicale dell’infrastruttura hardware e software, nonché delle logiche alla base della gestione e archiviazione documentale. Abbiamo aumentato i macchinari connessi e, di conseguenza la mole di dati da gestire, non solo internamente ma anche verso l’esterno con agenti e fornitori. Questo ha richiesto il potenziamento della velocità di connessione e l’acquisizione di strumenti che permettono la condivisione della conoscenza, in modo che sia accessibile sempre e ovunque ai diversi team di collaboratori coinvolti. E oggi possiamo farlo anche attraverso un semplice smartphone o comunque senza essere fisicamente presenti nel posto di lavoro. Questo ci consente di rispondere in maniera più efficiente e in minor tempo alle richieste dei clienti. Riusciamo a fare con un click qualcosa che prima poteva richiedere diverse ore. Gli investimenti infrastrutturali ci rendono pronti ad acquisire nuove dimensioni sul mercato. Lo abbiamo fatto nell’ottica di poter crescere in Italia e all’estero. Abbiamo messo le basi per poter avere già in casa le soluzioni quando l’azienda diventerà più complessa. Ci siamo strutturati in anticipo per non dover inseguire la crescita, ma programmandola», conclude Andrea Trucillo.

Un processo reso ancora più complicato dalle “resistenze culturali”, che la giovane imprenditrice ha saputo affrontare grazie a un percorso di formazione che unisce competenze tecniche, acquisite con la laurea in Economia aziendale e management alla Bocconi, e formazione umanistica, con un master in Human decision science all’Università di Maastricht. «Ho scelto questo percorso di studi particolare perché sono da sempre molto curiosa dei meccanismi profondi che muovono le decisioni e il comportamento umano, anche nel business. Questo percorso mi ha permesso di acquisire, per esempio, capacità di mediazione, che si è rivelata fondamentale nella guida del percorso di trasformazione digitale della nostra azienda. Se inizialmente ho dovuto scontrarmi con forti resistenze, oggi siamo tutti soddisfatti del cambiamento, che abbiamo fatto insieme».

 

Nella foto a sinistra, la famiglia Trucillo. Da sinistra: Fausta Colosimo, head of international markets, e il marito Matteo Trucillo, amministratore delegato. Al loro fianco, i tre figli, terza generazione: Antonia (marketing manager e responsabile dell’Accademia Trucillo), Cesare (si occupa dello sviluppo dei marcati internazionali) e Andrea, business control manager e Hr manager (anche nella foto in alto sotto il titolo). A destra, la sede di Caffè Trucillo a Salerno

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