di Redazione
Sono richiesti dalle aziende e trovano quasi tutti un buon posto di lavoro. Ma il fenomeno dei laureandi Stem nei corsi scientifico-tecnologici (l’acronimo sta per Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) sembra essersi fermato: negli ultimi dieci anni la percentuale di immatricolati è salita solo di un punto. È l’aspetto più sorprendente della indagine della Deloitte “R-Evolution Stem. Le competenze tecnico-scientifiche per il futuro del lavoro”, realizzata da Fondazione Deloitte e dal Programma di politiche pubbliche della società di consulenza. Ma ci sono altre sorprese, sopratutto legate al gender gap, che rimane pesante: il 27% degli studenti italiani è iscritto a percorsi d’istruzione terziaria in ambito Stem, quota che scende al 10% nel caso delle studentesse.
Nelle università più ragazze che ragazzi, ma non nelle facoltà scientifico-tecnologiche
In Italia, analizzando i dati dell’anno accademico 2021-2022, è evidente che ormai le donne rappresentano la maggioranza della popolazione universitaria (56%). Ma all’interno del bacino Stem permane un divario di genere: in questo ambito le studentesse rappresentavano il 37% nel 2021-2022, dato rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi 10 anni. Il dato medio del 37%, però, nasconde differenze rilevanti tra diversi corsi di laurea Stem: a oggi le donne costituiscono il 58% del totale degli studenti in ambito scientifico e il 46% in Architettura e Ingegneria civile, mentre sono ancora una minoranza in Ingegneria industriale e dell’Informazione (23%), in Informatica e Tecnologie Ict (15%), un ambito che a sua volta è ancora più di nicchia (8% dei laureati Stem).
Da una rielaborazione dei dati Alma Laurea emerge che le donne nei percorsi Stem, pur essendo in numero minore, ottengono in media un voto di laurea più alto (104,2 su 110, rispetto al 102,3 degli uomini) e hanno una migliore riuscita in termini di regolarità negli studi (tra le donne, il 58% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 53% degli uomini). Nonostante le performance universitarie migliori, le donne restano penalizzate nel mondo del lavoro: a cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello il tasso di occupazione è pari al 94% per gli uomini e al 91% per le donne.
Stereotipi e discriminazioni di genere
Secondo il 71% degli studenti rimangono stereotipi di genere che ostacolano la partecipazione delle donne ai percorsi Stem. Il punto di vista dei giovani occupati rispecchia in parte quello degli studenti, sebbene con valori meno accentuati. Un lavoratore su due (49%) afferma di aver assistito a discriminazioni di genere sul proprio luogo di lavoro. Tra i risultati della ricerca, che conferma come le competenze Stem siano sempre più vitali per crescita e competitività, il 62% degli studenti ha un diploma di liceo scientifico, mentre solo il 13% proviene da studi umanistici (gli iscritti a percorsi di istruzione terziaria in Informatica e Tecnologie Ict provengono per il 47% da istituti tecnici). Il 21% degli intervistati, poi, considera difficili questi studi e il 24% riconosce la loro importanza per la de-carbonizzazione e la transizione verde. «La scarsa conoscenza delle discipline Stem e delle opportunità educative e professionali in questo ambito continuano a determinare una scarsa affluenza verso percorsi tecnico-scientifici nel nostro Paese», commenta Fabio Pompei, ceo di Deloitte Central-Mediterranean. «Inoltre, emerge chiaramente la persistenza di barriere di genere e socio-economiche che precludono gli studi o le carriere in ambito Stem, in particolare delle donne, comportando la perdita di un’opportunità per il progresso sociale e per la crescita economica di tutto il sistema Paese». «Per invertire la rotta e mettere a frutto il grande potenziale culturale ed economico delle competenze Stem è necessario intervenire su tre leve di azione: universalizzare le Stem, favorendo un avvicinamento a queste discipline fin dall’infanzia; intervenire sulle barriere di genere e socio-economiche per garantire un equo accesso all’educazione e a queste professioni; educare e aggiornare le competenze della forza lavoro attraverso la formazione continua», spiega Guido Borsani, presidente di Fondazione Deloitte.
Skill cruciali per la ricerca scientifica e la transizione verde
Negli ultimi anni i macro-trend globali hanno reso sempre più evidente l’importanza delle competenze Stem. Ne sono consapevoli i più i giovani: per 6 su 10 queste conoscenze rappresenteranno una risorsa cruciale per far avanzare il progresso scientifico e tecnologico. In particolare, uno studente su tre sottolinea la loro importanza nel campo della scienza, salute e medicina (33%). Circa un intervistato su quattro (24% degli studenti e 23% fra i giovani occupati) riconosce l’importanza delle Stem per la de-carbonizzazione e la transizione verde. Il 28% degli studenti e il 26% dei giovani occupati ne sottolinea l’importanza per l’economia circolare, la riduzione nell’utilizzo delle risorse e ottimizzazione dei cicli di consumo. Sorprende, ancora, che solo circa la metà degli studenti (52%) e dei giovani occupati (46%) si ritiene molto o abbastanza soddisfatta del principale corso di studi intrapreso. Inoltre, emerge la percezione di arretratezza dell’offerta formativa e dei percorsi erogati in Italia rispetto ad altri Paesi (24%).
Tra le motivazioni della scelta, prospettive di carriera e di guadagno
Quali sono le motivazioni che portano alla scelta della professione dopo il diploma? Le motivazioni principali che portano a scegliere dei percorsi di studio STEM sono la passione e l’interesse personale per la materia: è così per la maggior parte degli studenti (48%) e giovani lavoratori intervistati (41%). Al tempo stesso, l’aspettativa della crescita professionale è un criterio comunque determinante per oltre un terzo degli studenti (37%) e per un quarto dei giovani occupati (26%). Nell’accesso al mondo lavorativo, le scelte professionali sono guidate in primis dall’opportunità di carriera e crescita (32%) e dalle aspettative economiche (31%).
Carriere: metà soddisfatta, ma solo il 34% ritiene le opportunità di lavoro in Italia competitive
Una volta nel mondo del lavoro, prevalgono i giudizi positivi: nel complesso, un intervistato su due (50%) si ritiene molto o abbastanza soddisfatto. Riguardo la valutazione delle effettive opportunità lavorative in ambito Stem in Italia, solamente un terzo dei giovani occupati (34%) le ritiene “molto o abbastanza competitive” rispetto alla media europea. Più incerte le prospettive dei giovani lavoratori con un diploma in ambito Stem: qui il grado di fiducia si ferma al 26%.
Figure richieste in azienda: più di uno su due si aspetta grandi cambiamenti
Più della metà degli intervistati ritiene che, entro i prossimi 10 anni, le competenze richieste nel mondo del lavoro saranno profondamente diverse da quelle attuali (61% studenti, 50% giovani occupati) e si dichiara preoccupato (50% studenti; 49% giovani occupati) per l’impatto occupazionale derivante dalla diffusione di tecnologie AI. Il peso di queste preoccupazioni sembra peraltro destinato a crescere: il timore maggiore si registra fra le generazioni più giovani di studenti (61%) rispetto a quelli già occupati (49%).
Molti prevedono cambiamenti professionali entro un anno
I laureati Stem non solo sono più soddisfatti della media del loro lavoro (52% vs 50%), ma sono anche più flessibili: l’idea di abbandonare il proprio impiego «senza sapere dove si lavorerà in seguito» vale per il 44% dei laureati Stem contro il 40% del campione totale. Questi dati evidenziano come un’educazione più avanzata produca una maggiore versatilità e discrezionalità nelle scelte lavorative. Restringendo l’orizzonte temporale, prevede cambiamenti professionali entro 12 mesi più della metà degli occupati con laurea Stem (53%) rispetto al 47% proveniente da altre facoltà. Estendendo l’orizzonte temporale al medio periodo (3-5 anni), la quota di chi prevede cambiamenti professionali sale al 63% fra i giovani occupati con laurea Stem, mentre il dato si ferma al 56% per gli altri laureati.
Fabio Pompei, ceo di Deloitte