Quale è il bilancio del primo ventennio del private capital in Italia? Lo ha fatto Anna Gervasoni, direttrice generale di Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt), al Family Business Forum 2024 di Lecco. Mille aziende familiari sono entrate nel mirino del private equity e in circa 600 casi la famiglia voleva uscire assieme ai manager che sono diventati imprenditori, ma negli altri 400 i fondatori o gli eredi sono rimasti nel capitale e nella gestione. «Una forma che vedremo sempre di più basata sull’apertura e il confronto con il mondo esterno, con la competizione», magari lasciando spazio a nuove generazioni e trovare le forze per diventare più grandi e competitivi. Il fondo non è solo un finanziatore ma un partner che affianca verso una nuova dimensione grado di creare campioni nazionali. E un alleato capace di coinvolgere nuove generazioni e stimolare l’adozione di nuovi modelli, aperture geografiche e del proprio business con capitali adeguati.
«Il private equity esce mediamente dall’operazione dopo sei anni guadagnando una forte plusvalenza ma creando valore con l’ambizione di lasciare una realtà in grado di proseguire nello sviluppo», ha aggiunto Gervasoni ricordando l’esperienza del settore in Italia. «Venti anni di storia che, grazie ai talenti imprenditoriali che abbiamo incrociato, hanno dimostrato la potenzialità di imprese in grado di competere anche a livello globale…»