di Redazione
La protesta si ripete davanti al World economic forum di Davos, in Svizzera. Con i manifestanti (foto di Reuters) a chiedere come di consueto ai ricchi della terra di contribuire al riequilibrio verso i poveri. Ma questa volta sono i numeri più precisi a parlare, quelli diramati alla vigilia del forum da Oxfam international, confederazione di organizzazioni non profit fondata a Londra nel 1942 con quartiere generale a Nairobi, in Kenia: negli ultimi tre anni i cinque uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni e gli ultimi 5 miliardi di cittadini del mondo (quelli più poveri) sono rimasti fermi, anche se hanno quasi coperto le perdite legate all’inflazione. Non solo. In mezzo, quasi 800 milioni di lavoratori hanno visto i loro salari negli ultimi due anni non riuscire a tenere il passo con l’inflazione, con una conseguente perdita in media dell’equivalente di 25 giorni di reddito annuo per lavoratore. Secondo lo studio, delle 1.600 aziende più grandi del mondo, solo lo 0,4% si è impegnata pubblicamente a pagare ai lavoratori un salario dignitoso e a sostenere lo stesso nella propria catena del valore.
Tornando ai big five, il report su “Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi”, calcola che sommando le loro fortune (il ceo di Tesla Elon Musk, il patron di Lvmh Bernard Arnault, il fondatore di Amazon Jeff Bezos, il co-fondatore di Oracle Larry Ellison e il grande finanziere Warren Buffett) si arriva a 869 miliardi di dollari contro i 405 del 2020. Si calcola che entro dieci anni si arriverà al primo trilionario nella storia dell’uomo. E ancora: «l’1% più ricco del mondo possiede il 59% di tutti i titoli finanziari». Il rapporto ricorda che sette della dieci più grandi società del mondo hanno un super-miliardario come amministratore delegato o azionista di riferimento. Queste corporation hanno un valore di 10.200 miliardi di dollari, superiore al pil combinato di tutti i Paesi dell’Africa e dell’America Latina.