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DINASTY

Donare ai figli per anticipare una divisione ereditaria pacifica? Meglio di no. Perché…

Il caso i Reinhold Messner dopo quello di Paolo Jucker. E i suggerimenti dei legali. Intanto negli States i figli di Rupert Murdoch...
News
Pubblicato il 27 Luglio 2024

Lo scorso aprile, in una lettera al Corriere della sera, Paolo Jucker, della famiglia di imprenditori tessili, raccontava la sua esperienza in tema di donazioni: aveva donato quasi tutto il patrimonio all’unico figlio per sostenere i suoi obiettivi professionali. Una scelta, quella donazione, che si era rivelata un errore. Perché quando è Jucker padre ad aver bisogno di aiuto, riceve «calci nei denti e ingratitudine».
«Avevo tenuto da parte questa lettera, scritta sperando di poter evitare ad altri di commettere il mio stesso errore», come concludeva Paolo Jucker, «perché quello delle donazioni in vita è un tema molto frequente nelle imprese familiari».

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Ora Reinhold Messner racconta di aver donato la maggior parte del suo patrimonio ai quattro figli ma il risultato non è stato quello che sperava. «Lasciare loro la maggior parte del mio patrimonio prima della mia morte è stato uno dei miei errori più grandi», «eravamo una grande famiglia, la famiglia si è spezzata».

E adesso l’avvocata Anna Maria Bernardini de Pace in una intervista al Corriere della Sera invita a non fare mai donazioni in vita ma godersi i propri averi. «Perché o la fai uguale a tutti i figli (la donazione, ndr) o in fase di successione e apertura del testamento succede un casino. E perché i figli, se gli dai tutto prima di morire, poi se ne fregano di te e non ti assistono. Non è che tutti i figli sono meravigliosi. Come non lo sono tutti i genitori».
Anche perché i valori di ciò che si dona possono cambiare nel tempo. Per esempio, gli immobili: se proprio si vuole donarli ai propri figli, meglio dividere in quote ogni singolo immobile piuttosto che dare un immobile ciascuno.
Qui il link all’intervista: https://www.corriere.it/cronache/24_luglio_26/bernardini-de-pace-messner-7edcfd34-718a-40ab-8d46-34dfe4310xlk.shtml

Lo scontro dei Murdoch

Sarà un processo in settembre a determinare se Rupert Murdoch, il magnate dei media, ha agito in buona fede nel rivedere i patti ereditari per i quattro figli. Secondo un documento giudiziario ottenuto dal New York Times, Murdoch è impegnato in una battaglia legale segreta contro tre dei suoi figli per il futuro dell’impero mediatico della famiglia, mentre si muove per preservarlo come forza politica conservatrice dopo la sua morte. .

Il magnate, 93 anni, ha messo in scena il dramma alla fine dell’anno scorso, quando ha fatto una mossa a sorpresa per cambiare i termini dell’irrevocabile trust familiare per garantire che suo figlio maggiore e successore prescelto, Lachlan, rimanesse unico responsabile dell’impero di reti televisive e giornali.

Il trust attualmente prevede di cedere il controllo dell’azienda di famiglia ai quattro figli maggiori alla morte del capostipite. Ma sta sostenendo in tribunale che solo dando a Lachlan il potere di gestire l’azienda senza interferenze da parte dei suoi fratelli politicamente più moderati potrà preservare la sua inclinazione editoriale conservatrice, e quindi proteggerne il valore commerciale per tutti i suoi eredi.

Quei tre fratelli (James, Elisabeth e Prudence) sono stati colti completamente alla sprovvista dal tentativo del padre di riscrivere quella che avrebbe dovuto essere un trust inviolabile e si sono uniti per fermarlo. In giugno il commissario per le successioni del Nevada ha ritenuto che Murdoch avrebbe potuto modificare il trust se fosse in grado di dimostrare di agire in buona fede e per il solo beneficio dei suoi eredi. Se ne parlerà in aula dopo l’estate.

Nella foto in alto, Reinhold Messner

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