Potrebbe piovere e, nel caso, si è pronti ad aprire l’ombrello. Ma i 2.830 gestori di patrimoni e istituzionali intervistati in tutto il mondo da Schroders, in buona parte non temono uragani o tempeste tropicali. E nel medio-lungo periodo sembrano abbastanza sicuri sulla capacità di affrontare le eventuali congiunture sfavorevoli e di prendere le contromisure nelle politiche di investimento. È quanto si può dedurre dall’ultima Schroders Global Investor Insights Survey su tassi di interesse, inflazione ed elezioni: che cosa pesa
di più nell’outlook degli investitori globali con 74,5 mila miliardi di dollari in gestione? E quali sono i maggiori rischi politici e macroeconomici?
«Il 2024 è un anno di cambiamenti per il panorama politico ed economico globale, con un numero record di elezioni e il passaggio delle banche centrali alla riduzione dei tassi di interesse. Ma di questi due temi, la politica della banca centrale è quella che più probabilmente influenzerà la performance del portafoglio nei prossimi 12 mesi», commentano gli analisti di Schroders. «Gli investitori professionali globali stanno guardando oltre il rumore a breve termine creato dal ciclo elettorale per sfruttare le principali tendenze della de-globalizzazione, della disruption e della de-carbonizzazione».
Chi ha organizzato questo osservatorio, Schroders plc, è una società d’investimento globale, che fornisce servizi di asset management, wealth management e soluzioni di investimento, con 773,7 miliardi di sterline (912,6 miliardi di euro) di asset in gestione e 6 mila dipendenti in 38 sedi. Fondata nel 1804, rimane fedele alle sue radici di azienda a conduzione familiare: la famiglia Schroder resta un azionista di riferimento, con il 44% del capitale sociale del gruppo quotato (Ftse 100) con 5,5 miliardi di capitalizzazione.
L’indagine (rispondenti che rappresentano circa 74,5 trilioni di dollari di asset nell’intero spettro degli investitori professionali e istituzionali) ha rilevato che l’impatto della politica delle banche centrali (70%), gli alti tassi di interesse (68%) e una potenziale recessione economica (62%) hanno adombrato qualsiasi preoccupazione per il ciclo elettorale di quest’anno. Queste risposte sono interconnesse e suggeriscono che gli investitori temono che i tassi di interesse elevati stiano iniziando ad avere un impatto negativo sull’economia globale e potrebbero temere che le banche centrali abbiano deciso di tagliare i tassi troppo tardi per evitare una flessione più marcata.
In oltre 40 Paesi, che rappresentano tre quarti dell’universo investibile globale, si sono tenute o sono previste elezioni nazionali. Tuttavia, solo una minoranza degli intervistati ha adottato profili più difensivi o di riduzione del rischio a causa della maggiore incertezza che le elezioni comportano. Un’ampia percentuale (41%) ritiene invece che le elezioni siano semplicemente un rumore a breve termine che non influirà sulla propria strategia d’investimento a lungo termine.
In termini di politica nazionale, gli investitori hanno affermato che le alleanze globali sulla politica e sul commercio (44%), così come gli elevati livelli di indebitamento pubblico (35%), avranno molto probabilmente un impatto sul loro posizionamento in termini di investimento.
Ma le elezioni che si svolgeranno a livello globale quest’anno influenzeranno la sua propensione al rischio e sul posizionamento d’investimento? Risponde Johanna Kyrklund, chief Investment officer di Schroders: «In qualità di gestore attivo, è fondamentale rimanere concentrati sui fondamentali degli investimenti e non sui titoli che fanno notizia. L’attività economica rimane sostanzialmente positiva e l’inflazione si sta muovendo nella giusta direzione, con le principali banche centrali che stanno tagliando i tassi. Le elezioni più importanti devono ancora tenersi, con gli americani che si recheranno alle urne il mese prossimo. Tuttavia, è fondamentale ricordare che i cambiamenti politici tendono a svilupparsi nel corso di mesi e anni, piuttosto che in giorni».
«I risultati di questo sondaggio mostrano anche chiaramente la tensione che le banche centrali e i policymaker devono affrontare, poiché gli intervistati sono preoccupati per il rischio di inflazione tanto quanto lo sono per gli alti tassi di interesse». continua Johanna Kyrklund. «Inoltre, l’elevato carico del debito pubblico è una preoccupazione centrale in molte delle principali economie. Sebbene i bilanci del settore privato siano generalmente usciti in buona forma dall’era covid, i bilanci pubblici rimangono precari».
Lo studio ha rilevato, infine, che i rischi macroeconomici, come un’inflazione più alta del previsto o un rallentamento della crescita (62%), le politiche delle banche centrali (60%) e i rischi politici (57%) sono le maggiori minacce per gli investimenti obbligazionari.
Johanna Kyrklund, chief Investment officer di Schroders