di Maria Elena Viggiano
Il passaggio generazionale in una azienda familiare è un momento molto delicato, eppure la maggior parte degli imprenditori tende a rimandarlo o a sottovalutarlo. Invece, non solo è una fase che dovrebbe essere pianificata per garantire la stabilità della famiglia e dell’azienda, ma le persone coinvolte dovrebbero essere affiancate da un team di professionisti altamente qualificati: avvocati, psicologi, commercialisti, notai, consulenti patrimoniali. Perché gli ambiti in gioco sono molteplici. È quanto sostiene il libro «Insieme verso il futuro. Come creare un patto di famiglia duraturo» di Alessandra Bussi Moratti, psicologa e consulente di impresa, e Pasquale Dui, avvocato, con il contributo di Sergio Malizia, consulente patrimoniale e finanziario.
In Italia solo il 30% dei family business attraversa con successo il passaggio dalla prima alla seconda generazione e tale percentuale si riduce a un 12% quando si considera il passaggio dalla seconda alla terza generazione. La difficoltà principale dell’imprenditore nel passare il testimone alle nuove generazioni riguarda soprattutto il fattore psicologico poiché si tratta di un vero e proprio distacco dalla propria azienda, spesso percepita e considerata al pari di un figlio. Così l’imprenditore può essere diffidente rispetto alle capacità gestionali dei suoi successori oppure può temere di perdere il proprio ruolo, quindi la propria identità, all’interno dell’azienda. Inoltre, non sempre un figlio o una figlia come successore rappresenta la scelta migliore per capacità o aspirazioni diverse. Da qui anche la valutazione di separare proprietà e gestione.
È poi importante predisporre gli strumenti giuridici per assicurare la linearità del passaggio generazionale. La successione testamentaria è forse la forma più nota ma l’imprenditore e la sua famiglia dovrebbero conoscere i principi che regolano e tutelano i vincoli familiari più stretti. Infatti, se il singolo non ha disposto dei propri beni per il periodo successivo alla morte con un testamento, interviene la legge a indicare come devono essere assegnati e distribuiti.
I patti di famiglia invece sono uno strumento per assicurare che la continuità di un’impresa, già esistente e operante sul mercato, non sia compromessa dalle vicende successorie. L’obiettivo è soddisfare il superiore interesse sociale al mantenimento dei livelli occupazionali e al buon funzionamento del sistema economico. Ma se i patti di famiglia possono avere come beneficiari solo i discendenti, un imprenditore può decidere di effettuare una donazione che può essere a favore di chiunque. La complessità delle norme e delle opzioni, oltre alla specificità delle singole aziende, evidenzia quindi la necessità di avere dei professionisti a supporto dell’imprenditore per evitare la dispersione del suo lavoro.
Il libro, poi, spiega l’Abm Method, uno strumento a supporto del cChange management, ideato da Alessandra Bussi Moratti sulla base della propria esperienza professionale. Un approccio innovativo che, tenendo conto delle specificità dell’azienda e della famiglia, coinvolge i professionisti necessari per raggiungere l’obiettivo prestabilito. Può essere il riconoscimento del valore dei figli, l’integrazione delle generazioni successive tenendo separato il piano familiare da quello aziendale. Dunque una modalità per far sì che un cambiamento inevitabile come il passaggio generazionale venga vissuto con serenità per la famiglia e per l’azienda.
Pasquale Dui. Accanto al titolo, Alessandra Bussi Moratti