In otto anni le start-up innovative italiane sono raddoppiate, passando da circa 5.700 a oltre 12 mila, conquistando il quarto posto in Europa. E hanno performance economiche migliori delle altre. Lo rivelano i dati di Unioncamere elaborati con il supporto del Centro studi Tagliacarne. Sono le società di capitali, costituite anche in forma cooperativa, che rispondono a precisi requisiti: lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
Grazie anche agli strumenti di finanza innovativa, negli ultimi otto anni, le start up sono più che raddoppiate nel Mezzogiorno (2,6 è il risultato del rapporto tra il valore del 2024 e quello del 2016) e nel Nord-Ovest (2,4), soprattutto in Campania (dove sono più che quadruplicate: 4,3), Molise (3,5) e Lombardia (2,6). Quelle con promotori stranieri e femminili mostrano un ritmo di crescita più dinamico rispetto alla media, sebbene queste imprese restino in prevalenza giovanili (16,9%, quota doppia rispetto all’8,4% del totale delle imprese).
Per il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, «Occorre continuare a sostenere la crescita della finanza innovativa attraendo più operatori specializzati che possano catalizzare l’offerta di capitali per le imprese. Offerta potenzialmente significativa vista l’enorme massa di liquidità ancora depositata nei conti correnti bancari. E poi dobbiamo stimolare la domanda da parte degli imprenditori».
Ma se il confronto regge in Europa, a livello globale le start-up italiane sono solo al posto numero 28 secondo il Global Start-up Ecosystem Index. Prime sono le società americane, seguite da quelle del Regno Unito (55,995) e di
Israele (51,557). In Europa sul podio Svezia (27,024), Germania (25,830) e Francia
(24,894). l’Italia pesa per il 9% del sistema continentale.