di Maria Elena Viggiano.
«Gli imprenditori ancora oggi hanno paura ad aprire il capitale della propria società perché temono di perderne il controllo. Invece è la strada per crescere, diventare più forti, affrontare la crisi, aumentare la cultura aziendale e abituarsi a dialogare con il mercato». A parlare è l’avvocato Guido Testa, partner e office leader di Orrick Italia, che ha curato il workshop dal titolo “Aprire il capitale a un socio finanziario: come strutturare l’operazione e tutelarsi adeguatamente”, dedicato a imprenditori di aziende familiari, per fornire gli strumenti utili a valutare questa decisione.
Quali sono le caratteristiche per accogliere un socio finanziario? Il workshop ha voluto rispondere a questo interrogativo partendo da un breve excursus dei principali step di un’operazione di private equity, per poi passare ai temi della cessione della minoranza vis-à-vis e cessione della maggioranza. Sono stati poi forniti gli elementi chiave del contratto di acquisizione (dichiarazioni, garanzie e previsioni di indennizzo) e affrontato il tema del patto parasociale con considerazioni su governance ed exit.
Un focus è stato proprio sui patti parasociali, contratti che gli azionisti di una società possono stipulare tra loro o con terzi, separatamente dall’atto costitutivo, per definire delle “regole di comportamento” che devono tenere all’interno o nei confronti della società. A dare una testimonianza Luca Boccato, imprenditore, e Stefano Iamoni, investitore finanziario, che hanno parlato, il primo della propria esperienza come imprenditore che ha aperto il capitale a un investitore finanziario e, il secondo, come investitore finanziario che organizza operazioni di investimento in società controllate da famiglie. L’obiettivo è stato far comprendere un passaggio importante: non bisogna avere paura dell’ingresso di un investitore di private equity che, al contrario, può essere un importante compagno di viaggio per l’imprenditore. Per Testa «è una joint venture, una collaborazione per far crescere l’azienda. Gli imprenditori non devono temere questo passaggio perché non è necessario avere il 100% dell’azienda per governare».