Rassegna stampa internazionale
The New Yorker: Il ruolo del matrimonio? Riapriamo il dibattito
Il New Yorker dedica un lungo articolo al matrimonio e al perché sarebbe necessario parlarne di più. E lo fa partendo da due libri che contengono due visioni originali e anti-convenzionali.
Devorah Baum, critica e regista britannica che insegna letteratura inglese e teoria critica all’Università di Southampton, nel suo “On Marriage” (Yale) si interroga sul perché il matrimonio sia un tema così poco studiato dai filosofi, lasciando invece l’argomento a romanzieri, registi o altri professionisti, quando invece il matrimonio è una istituzione che impatta e definisce le nostre strutture sociali più importanti, comprese le questioni fiscali e la disposizione della ricchezza intergenerazionale. Fra citazioni di George Eliott e Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman, la scrittrice si domanda perché questa forma di convivenza sia ancora così diffusa per arrivare alla considerazione che «le persone felicemente sposate sono quelle che hanno simultaneamente abbattuto e rinforzato le istituzioni, per far sì che si adattassero a loro stessi».
Altro tipo di visione è quella di Melissa Kearney, docente di economia all’Università del Maryland, nel suo “The two-parents Privilege”. Pur precisando che il suo lavoro non vuole dimostrare la bontà del matrimonio rispetto alle altre forme di relazione, Kearney mette in campo i numeri per dimostrare che c’è un evidente vantaggio competitivo per i figli che crescono all’interno di una convivenza stabile e duratura. Perché godono di maggiori risorse economiche ed emozionali, che la fanno arrivare a dire che ormai crescere in un contesto di questo tipo è un privilegio che può determinare la riuscita futura dei bambini.
Foreign Affairs: Una rivoluzione (economica) chiamata AI
Le evoluzioni dell’Intelligenza artificiale e l’impatto rivoluzionario che avrà sulla società e sull’economia sono uno dei temi più dibattuti del momento. In un articolo su Foreign Affairs ne scrivono due importanti accademici come James Manyika (Stanford University e McKinsey Global Institute) e Michael Spence (Stanford, Nobel per l’economia), sottolineando che il fatto che la trasformazione potrebbe non essere immediata ma questo non significa che l’effetto finale sarà limitato. Tutt’altro.
Nel giugno 2023 – ricordano gli autori – uno studio sul potenziale economico dell’intelligenza artificiale generativa ha stimato che la tecnologia potrebbe aggiungere più di 4 trilioni di dollari all’anno all’economia globale. Che si aggiungerebbe agli 11 trilioni di dollari che l’intelligenza artificiale non generativo e altre forme di automazione potrebbero contribuire. Si tratta di numeri enormi: in confronto, l’intera economia tedesca (la quarta più grande al mondo) vale circa 4 mila miliardi di dollari. Secondo lo studio, prodotto dal McKinsey Global Institute, questo sorprendente impatto deriverà in gran parte dall’aumento della produttività.
Bloomberg.com: La storia della famiglia Hess, che prende 5 miliardi per il suo gruppo petrolifero e diventa grande azionista di Chevron
Nelle scorse settimane negli Stati Uniti si sono registrati due importanti mega-accordi riguardanti il mercato petrolifero.
Il più recente riguarda l’acquisizione del gruppo Hess da parte di Chevron. Dietro questa operazione c’è la storia di una famiglia. Hess corp è stata, infatti, fondata da Leon Hess, che ripartì da capo dopo che la piccola attività di consegna carburante avviata dal padre Mores, immigrato negli Usa dalla Lituania, fallì durante la Grande Depressione.
«Nel 1933, durante la Depressione, ho iniziato con un piccolo camion da 615 galloni che trasportava gasolio per il riscaldamento domestico ad Asbury Park», ha ricordato Leon che costruì un terminal petrolifero a Perth Amboy, nel New Jersey, utilizzando vecchie petroliere e lanciò così quello che poi diventò un colosso. Anche l’attività prestata durante la seconda guerra mondiale, come ufficiale di rifornimento di carburante per il generale George S. Patton, gli consentì di sviluppare ulteriormente la sua esperienza logistica. (https://monmouthtimeline.org/timeline/leon-hess-of-asbury-park/). Novant’anni dopo, suo figlio, John Hess, ha venduto a Chevron, ma mantenendo la partecipazione della propria famiglia che sarà così uno dei maggiori azionisti della stessa Chevron.