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Vietnam-Polonia-Messico-Marocco-Indonesia: dove produrre senza la Cina

Rassegna stampa
Pubblicato il 8 Aprile 2024

Rassegna stampa internazionale 

 

Bloomberg: Cinque Paesi su cui scommettere in alternativa alla Cina

L’acuirsi delle tensioni tra gli Stati Uniti e  la Cina sta cambiando gli equilibri nella mappa globale dei Paesi a contenuto costo del lavoro. Una mappa sempre più frammentata come effetto del ri-posizionamento  dei colossi industriali mondiali alla ricerca di supply chain affidabili e convenienti come alternativa a quelle affermate in Cina. Bloomberg ha così concentrato l’attenzione su cinque sistemi produttivi considerati ”key economic connectors in a fragmenting word”, in grado di beneficiare del re-shoring da Pechino e Shanghai: Vietnam, Polonia, Messico, Marocco e Indonesia.

https://www.bloomberg.com/news/articles/2023-11-02/vietnam-poland-mexico-morocco-benefit-from-us-china-tensions

 

Wall Street Journal: Meno iscrizioni ai college e più formazione professionale per la Generazione Z

Generazione Z? No, meglio Toolbelt generation. I giovani americani, quelli appunto della Generazione Z, mettono in discussione la tradizionale iscrizione ai college per cominciare a preferire corsi di formazione professionale che danno subito accesso a un lavoro e a un salario, figure professionali sempre più richieste dal mercato, spesso con potenziale imprenditoriale. Meno colletti bianchi e più blue collar quindi, con un fenomeno che, appunto, il Wall Street Journal ha battezzato Toolbelt Generation (letteralmente cintura porta-attrezzi)

https://www.wsj.com/lifestyle/careers/gen-z-trades-jobs-plumbing-welding-a76b5e43

Bloomberg: Lo sceicco di Dubai torna sui suoi passi e frena i piani per un Family Office a Hong Kong

Che cosa succede ad Ali Al Maktoum, un investitore parente (così sostiene) della famiglia regnante di Dubai (il sovrano è lo sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum) che ha improvvisamente bloccato il progetto di aprire un family office a Hong Kong pochi giorni dopo aver promesso di espandersi nel centro finanziario asiatico? Con la scusa di occuparsi di «questioni urgenti a Dubai» ha lasciato l’ex colonia inglese e congelato il progetto, sollevando sorpresa negli ambienti finanziari, da qualche settimana in fibrillazione per l’iniziativa del governo locale di promuovere una grande campagna per attirare a Hong Kong capitali stranieri con la costituzione di family office, che gestiscono la vita e le fortune dei super ricchi. L’obiettivo è di persuadere più di 200 family office con almeno 240 milioni di dollari di Hong Kong (31 milioni di dollari) di asset a stabilire o espandere le proprie attività entro la fine del 2025. Secondo il South China Morning Post, lo sceicco Ali faceva parte di un gruppo di ospiti di alto profilo alla Financial Mega Event Week della città e ha incontrato il governatore di Hong Kong John Lee. Sheikh Ali aveva dichiarato in un’intervista con Bloomberg Television che stava progettando un family office da mezzo miliardo di dollari nel polo finanziario asiatico, alla ricerca di investimenti in intelligenza artificiale, veicoli elettrici e fintech. Non è stato possibile, però, determinare al momento la dimensione e l’origine della ricchezza di Sheikh Ali, così come la portata dei suoi legami con la famiglia regnante di Dubai.

https://www.bloomberg.com/news/articles/2024-03-28/dubai-sheikh-abruptly-halts-plans-for-hong-kong-family-office#:~:text=Dubai%20Sheikh%20Abruptly%20Halts%20Plans%20for%20HK%20Family%20Office&text=Sheikh%20Ali%20Al%20Maktoum%2C%20who,Kong%2DMiddle%20East%20Business%20Chamber.

Maria Silvia Sacchi

 

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