di Sabrina Lucini
La digitalizzazione è per l’Italia una priorità strategica e come tale va interpretata: vanno pianificati interventi mirati e sinergici, in grado di rendere più efficaci ed efficienti i processi aziendali, generando valore e maggiore competitività.
Per le aziende italiane disporre delle giuste competenze è e sarà cruciale per non sprecare questa opportunità.
Il board, in particolare, ha un ruolo fondamentale nel guidare le strategie di investimento di un’azienda e far sì che le risorse vengano allocate con approccio strategico e non puramente tattico.
Recentemente è stata presentata la ricerca condotta da Alkemy in collaborazione con Borsa Italiana e Assonime, volta a verificare la presenza di competenze digitali all’interno dei board delle aziende italiane. In particolare, la survey ha analizzato i consigli di amministrazione di 192 aziende quotate a Piazza Affari, appartenenti a otto industry principali: automotive, industria, beni di consumo, energia, servizi finanziari, healthcare, media e servizi.
Lo scenario presentato da Duccio Vitali, ceo di Alkemy e commentato con diversi relatori, non è dei più incoraggianti: il 90% dei board member e il 42% dei board delle aziende esaminate non ha alcuna competenza digitale. Quest’ultimo indicatore sale addirittura sopra al 50% nei comparti health, energia e servizi.
In media, quindi, solo circa l’11% dei componenti dei consigli di amministrazione delle aziende quotate alla Borsa italiana ha competenze digitali. Per avere un termine di paragone, negli Usa la stessa percentuale è più che doppia: 24%.
Così, se l’organo più rilevante nell’influenzare l’agenda digitale e le scelte strategiche di un’azienda non ha il background idoneo a valutare al meglio la strategia di investimento, il rischio di perdere il passo o di limitare l’efficacia della trasformazione è serio. Non solo: se questo è lo scenario per le aziende quotate il dubbio è che la situazione possa essere ancora più preoccupante volgendo lo sguardo alle non quotate.
Alla luce di questa fotografia non sorprende quindi che le aziende italiane siano ancora indietro nel processo di digitalizzazione. Lo conferma un’altra ricerca condotta da Alkemy nel 2021 e relativa al livello di maturità digitale: il 21% delle aziende italiane non ha ancora investito in ambito digitale, mentre solo il 26% ritiene di aver intrapreso una trasformazione sinergica e completa che ha creato valore significativo per il business.
Tutti gli altri (53%) sono a metà del guado, avendo intrapreso iniziative parziali, per esempio la creazione del canale eCommerce o di un Crm ma senza un approccio integrato. Un grande rischio per molte aziende è anche quello di investire in tecnologia senza avere condotto una parallela e necessaria trasformazione dei processi e un adeguamento delle competenze e dell’approccio di business, vanificando l’investimento.
Proprio durante la tavola rotonda in Banca d’Italia, alla presentazione della ricerca, è emerso, infatti, come prioritario e urgente l’invito a tutte le aziende italiane perché integrino al più presto competenze digitali nel proprio board e nei propri organici.
Molto utile e funzionale, a tal proposito, il suggerimento di Paola Bonomo, consigliere indipendente, angel investor e advisor in ambito digitale: preparare una lista di persone digital ready for Board a cui le aziende possano attingere.
Corrado Passera, ad di Illimity, ha sottolineato a sua volta l’importanza per manager e consiglieri di essere coraggiosi nell’affrontare queste opportunità di cambiamento investendo in tecnologia ma anche e soprattutto in risorse preparate che sappiano creare valore dal cambiamento.