Che cosa c’è dietro il fenomeno delle Società Benefit? Quali impegni hanno assunto? E come dimostrano di raggiungerli? Per la prima volta questo mondo ( 3.619 aziende) è stato messo sotto la lente di ingrandimento da Nativa (Research department di Intesa Sanpaolo), InfoCamere, Università di Padova, Camera di commercio di Brindisi-Taranto e Assobenefit. E i risultati sono incoraggianti per generare, oltre al profitto, un impatto sociale e ambientale positivo.
Eccoli:
● il 32,5% delle finalità di beneficio comune è incentrato sull’impatto verso la comunità locale e il territorio
● più della metà delle finalità (51,9%) si focalizza su impegni nell’area sociale, seguita da ambiente e governance
● 8 aziende su 10 dimostrano consapevolezza sui temi materiali che influenzano maggiormente le performance di sostenibilità nel proprio settore
Anche grazie all’utilizzo di strumenti di IA applicati all’analisi testuale, per la prima volta è stato possibile analizzare in modo sistemico gli statuti di tutte le Società Benefit italiane, identificando le 18.618 finalità specifiche di beneficio comune, in media 5,8 per azienda. Tali finalità sono state categorizzate secondo uno standard internazionale, evidenziando così gli impegni concreti e pubblici che queste aziende assumono nei confronti delle persone, delle comunità e dell’ambiente.
Le Società Benefit italiane dimostrano così un impegno per generare un impatto positivo sui propri stakeholder, caratterizzato da senso di appartenenza al territorio, consapevolezza organizzativa e orientamento all’equità. Più in particolare, dalla classificazione delle finalità emerge che:
● il 32,5% (6.045 finalità) ha come argomento il Capitale sociale, a evidenziare il forte legame con la comunità locale e il territorio in cui le aziende sono inserite. Un approccio che, riprendendo il motto olivettiano, si può tradurre con il principio che «L’impresa è Comunità».
● il 24,4% (4.542 finalità) riguarda l’innovazione del Modello di business, con impegni relativi al ridisegno dei processi interni e lungo la catena di fornitura, delle logiche di progettazione di prodotti e servizi in ottica di sostenibilità;
● il 17,6% (3.271 finalità) afferisce alle politiche di gestione del Capitale umano, che incide sull’equità, sull’organizzazione del lavoro, sul benessere e la valorizzazione delle persone, sui processi di formazione e sviluppo e sui modelli di welfare aziendale;
● il 13,4% (2.494 finalità) rientra nell’area Leadership e governance e riguarda le pratiche di gestione aziendale (del rischio, la sicurezza, i conflitti di interesse) e la diffusione del modello benefit;
● e infine con il 12,2% (2.266 finalità) gli impegni per l’Ambiente. Percentuale dovuta al fatto che il 30,5% delle Società Benefit italiane appartiene al settore dei servizi, in cui gli impatti ambientali sono prevalentemente indiretti e quindi meno controllabili; inoltre nello standard adottato il lavoro di ottimizzazione dell’impatto anche ambientale dei processi e prodotti ricade nell’area Modello di business.
Entrando nei dettagli, commentano gli organizzatori dell’iniziativa, «le categorie delle finalità specifiche di beneficio comune rivelano una forte attenzione alle relazioni con la comunità (28,2%), seguite dal coinvolgimento, dalla diversità e dall’inclusione delle persone (14,7%) e dalla diffusione del modello benefit (10,4%). Completano le prime cinque posizioni la resilienza del modello di business (8,2%) e la progettazione del prodotto e la gestione del suo ciclo di vita (8,2%).
A conferma dell’attaccamento alla comunità e al territorio, raggruppando le finalità secondo l’approccio Esg (Environmental, Social, Governance), si evidenzia una particolare attenzione alle attività che producono un impatto sociale positivo (9.671 finalità, 51,9%), seguite da quelle legate all’ambiente (4.832 finalità, 25,6%) e infine alla governance (4.115 finalità, 22,1%). Come prevedibile, la propensione a prendere impegni verso l’ambiente aumenta nelle aziende dei settori più hard, come la trasformazione delle materie prime, prodotti, infrastrutture e trasporti, in cui gli impatti ambientali sono diretta conseguenza delle scelte ambientali, mentre è minore nelle imprese di servizi».
La mappatura delle finalità di beneficio comune è stata realizzata utilizzando lo standard internazionale Sustainability accounting standards board (Sasb), riconosciuto a livello mondiale per la classificazione di questioni ambientali, sociali e di governance più rilevanti relativamente ai rischi finanziari associati in 77 diversi settori. Per ogni settore, lo standard Sasb permette di analizzare anche la materialità, ovvero quanto un certo tema influenza le performance di sostenibilità dell’azienda in uno specifico settore.
Tra le Società Benefit, circa 8 su 10 (il 78,0%) hanno indicato almeno una finalità specifica di beneficio comune materiale, dimostrando consapevolezza su quali siano i fattori critici globali per aumentare l’impatto nel proprio settore. Il dato aumenta al crescere della dimensione aziendale: 75,5% per le micro aziende rispetto all’87,7% per le grandi, più strutturate. A queste finalità materiali (in media 2 per ogni azienda), le Società Benefit ne aggiungono altre che meglio interpretano la propria specifica vocazione e vengono ritenute rilevanti per il particolare contesto economico, sociale e ambientale in cui operano.
Il progetto di ricerca è unico nel suo genere. Per la prima volta l’incrocio tra i dati sulle Società Benefit contenuti nel Registro delle Imprese e forniti dalla Camera di Commercio di Brindisi – Taranto con il supporto di InfoCamere, ha permesso un’analisi sistematica di tutte le Società Benefit su scala nazionale. Inoltre l’approccio di “intelligenza umana aumentata”, ha integrato strumenti di intelligenza artificiale per la prima fase di assegnazione delle finalità affiancati dalla verifica manuale effettuata da un team di esperti del settore.
Che cosa sono
Società Benefit è uno status giuridico adottato da imprese che, oltre allo scopo di dividere gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, ambiente e stakeholder, impegnandosi a valutare in maniera trasparente il proprio impatto.
I principi costitutivi delle Società Benefit sono definiti nella legge 28 dicembre 2015, n. 208. Nel 2016 l’Italia è diventata il primo Paese, dopo gli Stati Uniti, a introdurre nella propria legislazione la possibilità per le aziende di adottare la qualifica di Società Benefit.
Secondo la norma, le Società Benefit presentano alcune sostanziali novità:
• Una o più finalità di beneficio comune indicate nell’oggetto sociale. La realizzazione di un beneficio comune viene pertanto a configurarsi come un obbligo giuridico di natura statutaria.
• L’obbligo, nella gestione, di bilanciare l’interesse dei soci con il perseguimento delle finalità di beneficio comune e gli interessi degli stakeholder.
• L’obbligo di comunicare in maniera trasparente il perseguimento del beneficio comune con una relazione annuale che contempli anche la misurazione dell’impatto generato – secondo standard di valutazione esterni – su governance, lavoratori, stakeholder del territorio e ambiente.
• La necessità di individuare un soggetto all’interno della società responsabile per il perseguimento del beneficio comune.
Italia pioniera
Nativa è la Regenerative design company che da oltre dieci anni supporta alcune delle più importanti aziende italiane ed europee in una radicale evoluzione del proprio business, accelerandone la transizione verso modelli che mettano al centro la sostenibilità e la rigenerazione.
Prima Società Benefit in Europa e B Corp in Italia, dal 2014 ha per prima promosso l’introduzione delle Società Benefit in e poi ha contribuito alla loro diffusione in Perù, Ecuador, Colombia, Uruguay, Panama e Spagna, come modello di governance efficace per accelerare l’integrazione della sostenibilità nei processi di business delle aziende.
Nel 2022 Nativa, insieme alla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha lanciato CO2alizione, iniziativa volta a supportare la transizione delle aziende verso la neutralità climatica, a cui hanno aderito più di 90 imprese.
InfoCamere è la società delle Camere di commercio italiane per l’innovazione digitale che, nell’interesse e gestisce il Registro Imprese (riconosciuto dall’Agid quale banca dati di interesse nazionale) ed altri rilevanti asset digitali del sistema camerale, sviluppando soluzioni per l’analisi evoluta dei fenomeni economici a supporto dei decisori pubblici, delle Camere di commercio e del sistema produttivo nel suo insieme.
Assobenefit è la prima associazione rappresentativa delle Società Benefit in Italia e affianca tutte le imprese diventate benefit e quelle che si riconoscono in un modello di mercato e di crescita sociale ed economica che pone al centro della propria azione il bene comune, svolgendo inoltre un ruolo di ispirazione della normativa di settore, sia nel contesto italiano che in quello europeo e internazionale, nel quale il modello italiano ha fatto e continua a fare scuola. Insieme alle associate e attraverso attività di indirizzo, studio e ricerca, networking, formazione e lobbying legislativa,