di Maria Elena Viggiano
«Investire il nostro tempo per inserire la 27° generazione», racconta così Alessia Antinori, vicepresidente di Marchesi Antinori, la prossima sfida dell’azienda vinicola familiare che affonda le radici nel 1385 a Bargino in Chianti Classico. «Ci sono volute 26 generazioni per costruire l’azienda ma basta poco per vanificare tutto il lavoro»: per questo l’aspetto più complicato nel portare avanti un’azienda di così lunga tradizione e storia è «la grande responsabilità». I dati economici hanno premiato l’impegno: nel 2022 i ricavi sono stati di 240 milioni. E da poco la Cantina Antinori ha ricevuto il premio World’s Best Vineyards 2022, classificandosi al primo posto tra le migliori eccellenze dell’enoturismo mondiale. «Un grande orgoglio, un riconoscimento importante per la nostra azienda familiare e la sua solidità».
La famiglia Antinori si dedica alla produzione vinicola da più di seicento anni, quando Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri, anche se «possiamo far risalire la nostra storia al 1100 come commercianti di seta». Dunque una famiglia antichissima con una tradizione pluricentenaria che ancora oggi vede nel successo dei passaggi generazionali uno dei suoi punti di forza. Per Alessia Antinori, «la proprietà è rimasta al 100% familiare, da sempre, ma per dare continuità è importante tramandare e condividere i valori di generazione in generazione» perché «non c’è un libro da leggere, non ci sono regole da studiare ma bisogna imparare con la giusta umiltà».
L’ultima generazione, giovani dai 22 ai 30 anni, sta muovendo i primi passi sotto la supervisione del nonno Piero. «Mio padre cerca di trasmettere i valori ai sui nipoti, soprattutto la visione per il futuro», mentre l’azienda è guidata da tre sorelle: Alessia, Albiera e Allegra. Tre donne diverse ma unite. Racconta Alessia Antinori: «Negli ultimi 20-30 anni, la figura femminile è più accettata nel settore agricolo. Quando frequentavo l’università a Milano eravamo solo due donne, invece le figure femminili possono portare tanto, anche nella parte tecnica e commerciale». In azienda «su 1.100 dipendenti, di cui la metà operai stagionali, il 30% sono donne».
E poi ci sono i giovani «sicuramente più interessati a questo settore rispetto al passato» ma per fare questo lavoro non basta «l’entusiasmo di vivere in campagna, si deve avere una grande passione». Inoltre, è molto importante la formazione delle nuove generazioni. «Sono favorevole alla proposta di una scuola del Made in Italy ma si deve partire prima. Spesso ci si focalizza sugli studi universitari o sulla scuola secondaria superiore e invece bisogna investire anche sulle scuole medie», in particolar modo per «lo studio delle lingue e delle materie scientifiche, gli aspetti dove abbiamo maggiori carenze in Italia».
Non solo è importante lo studio sui libri ma anche l’esperienza pratica, magari formandosi o lavorando all’estero perché bisogna «essere aperti e saper ragionare». Ed è proprio la curiosità che ha portato l’azienda verso nuovi mercati. «Oggi la metà del nostro fatturato proviene dall’estero, distribuiamo in 140 Paesi nel mondo. Gli Stati Uniti sono per noi un mercato fondamentale ma anche il Cile», dice Alessia Antinori: «non siamo la tipica azienda fiorentina, possiamo imparare dagli altri o portare fuori il nostro know-how».
Ma è «più facile andare fuori se si hanno radici forti». Come Antinori che ha uno storico legame con il territorio del Chianti Classico. «Il nostro Paese può offrire molto», ma anche se in Italia si vive bene, bisogna mettere in condizione «i più giovani di andare all’estero e poi tornare per implementare quello che hanno imparato». Prima di tutto, per evitare il rischio «di cervelli che vanno via e non tornano più è necessario alzare i salari». E come le radici sono importanti per le persone, anche il vino nel futuro sarà sempre più legato al territorio: «il Sangiovese è una delle qualità autoctone più interessanti ma dobbiamo continuare a innovare e per fare questo bisogna sperimentare, sperimentare, sperimentare».
Nella foto, la tenuta principale di Antinori. Sopra il titolo, Alessia (a destra), Albiera e Allegra Antinori con il padre Piero
ENGLISH VERSION
“Investing our time to include the 27th generation”, is how Alessia Antinori, vice president of Marchesi Antinori, describes the next challenge for the family winery that traces its roots back to 1385 in Bargino in Chianti Classico. “It took 26 generations to build the company, but it takes little to undo all the work”, so the most complicated aspect of carrying on a business with such a long tradition and history is “the great responsibility.” The economic figures have rewarded the effort: in 2022 revenues were 240 million. And Cantina Antinori recently received the World’s Best Vineyards 2022 award, ranking first among the world’s best wine tourism excellences. “A great pride, an important recognition for our family business and its solidity.”
The Antinori family has been dedicated to wine production for more than six hundred years, when Giovanni di Piero Antinori joined the Arte Fiorentina dei Vinattieri, although “we can trace our history back to the 1100s as silk merchants.” A very old family with a centuries-old tradition that still sees the successful generational transition as one of its strengths. For Alessia Antinori, “the property has remained 100 percent family-owned, forever, but to give continuity it is important to hand down and share values from generation to generation” because “there is no book to read, there are no rules to study but one must learn with the right humility”.
And while the latest generation, young people aged 22 to 30, are taking their first steps under the supervision of their grandfather, “my father tries to pass on the values to his grandchildren, especially the vision for the future”, the company is led by three sisters: Alessia, Albiera and Allegra. Three different but united women. Says Alessia Antinori: “In the last 20-30 years, the female figure is more accepted in the agricultural sector. When I was attending university in Milan we were only two women, instead female figures can bring so much, even in the technical and commercial side.” In the company, “out of 1100 employees, half of whom are seasonal workers, 30 percent are women”.
And then there are the young people “definitely more interested in this sector than in the past”, but to do this work, “the enthusiasm of living in the countryside is not enough, one must have a great passion”. In addition, the training of the younger generation is very important. “I am in favor of the proposal of a Made in Italy school but it has to start earlier. We focus on university studies or upper secondary school, instead we need to invest in middle schools as well”, especially for “the study of languages and scientific subjects, the aspects where we have more deficiencies in Italy”.
Not only is book study important but also practical experience perhaps by training or working abroad because we need “to be open-minded and able to reason”. And it is precisely curiosity that has led the company to new markets. “Today half of our sales come from abroad, we distribute in 140 countries around the world. The United States is a key market for us but also Chile”, says Alessia Antinori, “we are not the typical Florentine company, we can learn from others or bring our know-how”.
But it is “easier to go outside if you have strong roots”. Like Antinori, which has historic ties to the Chianti Classico territory. “Our country can offer a lot”, but even if you live well in Italy, you need to put “younger people in a position to go abroad and then return to implement what they have learned”. First of all, to avoid the risk “of brains leaving and never coming back it is necessary to raise wages”. And just as roots are important for people, wine in the future will also be increasingly linked to the territory, “Sangiovese is one of the most interesting native qualities but we must continue to innovate and to do this we must experiment, experiment, experiment”.