di Maria Elena Viggiano
Proteggere l’ambiente rimane una priorità. Ma c’è la necessità di una maggiore attenzione al work life balance. È quanto emerge dalla ricerca «Millennials e GenZ Survey 2022», condotta da Deloitte intervistando quasi 15 mila giovani della Gen Z (nati tra il 1995 e il 2003) e 8.500 Millenials (nati tra il 1983 e il 1994) in 46 Paesi. Dai dati viene fuori la difficoltà di coniugare il desiderio di essere alla guida del cambiamento con le trasformazioni da affrontare nella vita quotidiana.
Partendo, in effetti, dall’attenzione per l’ambiente. Circa tre quarti degli intervistati contribuiscono in modo attivo alla sostenibilità ambientale con azioni concrete come utilizzare abiti di seconda mano, usare plastica riciclata, comprare cibo da produttori locali, guidare un veicolo elettrico o ibrido. In questo contesto, i giovani italiani sono particolarmente sensibili a queste tematiche ponendo il cambiamento climatico come la prima sfida da affrontare a livello globale. L’80% della GenZ e il 76% dei Millennials italiani pensa che siamo vicini al “punto di non ritorno”. Inoltre, è sempre più diffusa l’”eco-ansia” con cifre intorno al 72% per la GenZ e al 77% per i Millennials. «Il dato, in continuità rispetto all’edizione precedente, fa emergere una sensibilità che istituzioni e imprese italiane devono recepire e trasformare in proposte di sostenibilità concrete e credibili», afferma Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia.
L’altra grande preoccupazione è il carovita. Una situazione legata ai tempi attuali, «alla ondata inflazionistica che stiamo vivendo a causa della pandemia e della guerra in corso in Ucraina. I giovani sono i primi a risentire dell’aumento dei prezzi e, non a caso, anche quest’anno la paura di rimanere disoccupati è tra le prime tre preoccupazioni». Il 46% della GenZ e il 47% dei Millenials pensano che la busta paga non sia sufficiente a coprire le spese, il 26% e il 31% prevedono di non poter andare in pensione tranquillamente e solo il 28% crede in un miglioramento della situazione economica del proprio Paese nei prossimi 12 mesi. Ancora, il gap tra ricchi e poveri è in crescita, rispettivamente per il 72% e il 77%. Proprio per far fronte a questa situazione di incertezza, il 43% della GenZ e il 33% dei Millenials fanno un secondo lavoro per guadagnare di più. Ed è sempre il risparmio il motivo che spinge i giovani a preferire un lavoro da remoto tagliando così le spese di affitto e di abiti da lavoro. Ma anche più tempo per dedicarsi ad altre attività. La maggior parte (67% GenZ e 63% Millennials), quindi, preferirebbe un modello di lavoro ibrido, garanzia di una maggiore flessibilità.
Sempre legato al mondo del lavoro, c’è il tema delle massicce dimissioni. Il 40% della GenZ e il 24% dei Millenials vorrebbero lasciare l’attuale posto di lavoro entro due anni. I motivi principali sono stipendi bassi e poca attenzione alla salute mentale. Il 44% della GenZ e il 43% dei Millenials hanno dato le proprie dimissioni a causa della pressione lavorativa. In più, quasi due quinti degli intervistati ha deciso di rifiutare delle proposte perché non in linea con i propri valori. Invece, quando nell’ambito lavorativo i giovani vedono ripagati i propri sforzi per avere un impatto ambientale e sociale e per creare una cultura più inclusiva, preferiscono una stabilità lavorativa di almeno cinque anni.
Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia