«È partito dal modello americano di Rockfeller sviluppando la catena di supermercati Esselunga in Italia in modo magistrale per poi fare, però, l’one man show, senza condividere nulla con i figli». Giuseppe Caprotti, figlio del fondatore di Esselunga, per un periodo al vertice dell’azienda per poi esserne estromesso, ha ricostruito una storia difficile, almeno dal suo punto di vista, al Family Business Forum 2024 di Lecco, intervistato da Maria Silvia Sacchi, giornalista e direttrice dell’evento. «Mio padre non aveva organigramma, non aveva un comitato di direzione, non c’era un consiglio di famiglia…», ha continuato l’autore del libro “Le ossa dei Caprotti”. «Un errore da non fare è di non condividere con i figli e i nipoti la gestione di una azienda portata al successo», ha continuato Giuseppe Caprotti: «Non avevamo punti di incontro, non ci parlavamo. In azienda la parte commerciale e la parte sviluppo non si incrociavano. Avevo preparato un librino con l’area del personale di Esselunga sui valori del gruppo, ma mio padre subiva queste iniziative, che non erano sulle sue corde. Un piano scritto per lui non era accettabile…».
Giuseppe Caprotti (ex Esselunga): “Gli errori da non fare nell’azienda di famiglia”

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