di Riccardo Sacchi
Le aziende familiari italiane continuano a distinguersi a livello internazionale, confermando la loro centralità nel tessuto economico nazionale e la loro capacità di crescita anche in un contesto globale segnato da incertezze geopolitiche e dazi.
Secondo l’ultima edizione del Global 500 Family Business Index – classifica con cadenza biennale delle 500 maggiori aziende familiari a livello globale sulla base dei ricavi, realizzata da EY in collaborazione con la Saint Gallen University – l’Italia si posiziona al quarto posto nel mondo e al terzo in Europa per numero di aziende familiari incluse nell’indice, dietro solo a Stati Uniti, Germania e Francia.
Il plus nella crescita e l’importanza regionale
Nel 2025, le 22 aziende familiari italiane presenti nell’indice – pari al 4,4% del totale globale – hanno registrato ricavi combinati per 179 miliardi di dollari, segnando una crescita del 12% rispetto ai 160 miliardi del 2023. Lombardia e Piemonte si confermano le regioni trainanti, contribuendo insieme al 58% dei ricavi nazionali. Tuttavia, il ricavo medio delle aziende familiari italiane che si attesta a 8,1 miliardi di dollari (7,1 miliardi di euro al cambio odierno) resta inferiore rispetto alla media europea di 16,1 miliardi di dollari (14,1 miliardi di euro al cambio odierno) e globale di 17,6 miliardi (15,4 miliardi di euro al cambio odierno).
Una lunga storia che passa per settori di riferimento
Il 36% delle aziende italiane nell’indice vanta una storia ultracentenaria, a testimonianza della solidità e della tradizione imprenditoriale del paese. I settori più rappresentati sono il Consumer Products con 23% delle società, l’Advanced Manufacturing con il 14% e il Retail Products sempre 14%, confermando la vocazione manifatturiera e la capacità di eccellere nella qualità del prodotto.
La governance familiare e l’apertura al mercato
Nonostante la lunga tradizione, solo il 31,8% delle aziende italiane presenti nell’indice è quotato in Borsa, una percentuale inferiore sia alla media europea (38,4%) che globale (51,8%). La presenza delle famiglie fondatrici rimane centrale, in circa il 45% delle società un membro della famiglia ricopre il ruolo di CEO, sottolineando il peso della governance familiare nello sviluppo e nella gestione aziendale.
Le fusioni e le acquisizioni (M&A) e attrattività internazionale
Sul fronte delle operazioni di M&A, l’Italia si posiziona all’ottavo posto per numero di operazioni sell-side, con 21 transazioni che hanno visto aziende italiane come target, spesso da parte di investitori esteri. Questo dato testimonia la crescente attrattività delle imprese familiari italiane sul mercato internazionale.
Resilienza, innovazione e qualità
“La resilienza e la flessibilità, già dimostrate durante la pandemia, sono ora più che mai qualità cruciali su cui far leva, oltre alla prontezza decisionale” evidenzia Massimo Meloni, analista di EY. Nei settori chiave come Consumer Products e Advanced Manufacturing il focus italiano è “sulla qualità del prodotto” che rappresenta “un fattore differenziale che può aiutare ad affrontare l’attuale contesto economico”. In un panorama globale complesso, le aziende familiari italiane si evidenziano motore di crescita, innovazione e attrattività, capaci di coniugare tradizione e modernità e di rafforzare il proprio ruolo.