di Redazione
Il momento delle grandi decisioni, quando l ‘imprenditore si sente solo o vuole essere solo o deve essere solo: il successo di una azienda è una catena di scelte importanti sempre più legate ad altri fattori (la famiglia, i collaboratori stretti, i dipendenti, la società intorno, gli stakeholder, i partner, i clienti, il mercato, l’opinione pubblica) che si intrecciano e rendono ogni passo complicato, articolato e complesso. Da un investimento rischioso all’apertura di una sfida commerciale in un nuovo Paese, da una acquisizione fino alla decisione delle decisioni: vendere o passare il timone a un figlio o a un altro membro della famiglia o a un manager. È questo il focus del workshop che si terrà giovedì 6 luglio (alle ore 10.30, iscrizioni nella sezione Workshop) e che vedrà Stefano Bestetti, responsabile grandi patrimoni di Bper, dialogare con i colleghi del gruppo bancario Marco Mandelli (chief Corporatle & investment banking officer) e Angelo Taffurelli (responsabile Wealth advisory) e con Biancamaria Cavallini, psicologa del lavoro, operations director di Mindwork e autrice del volume Come stanno i tuoi? Perché è importante il benessere psicologico in azienda.
Dei tormenti degli imprenditori Stefano Bestetti è un esperto perché per un banchiere-consigliere non si tratta solo di gestire un patrimonio o di concordare il finanziamento giusto ma di affiancare i capi azienda sotto molti aspetti che vanno verso il ruolo della haus bank a tutto tondo oltre che sotto il profilo delle relazioni umane e professionali. E allora, per l’esperienza di Bestetti, sono da evitare errori tecnici, per esempio sotto il profilo fiscale e delle strutture finanziarie, errori cognitivi, cioè di mancanza di conoscenze specifiche rispetto alla scelta sul tavolo, ed errori di visione: non prevedere che cosa può accadere una volta effettuata la scelta. Mantenere una lucidità influenzata da tormenti vari, sentimenti intimi, legami affettivi: meglio restare freddi, è il consiglio che verrà sviluppato nel workshop. E poi confrontarsi con grandi esperti, affidarsi a tecnici bravi ma empatici…
Tecnici che potrebbero essere utili anche nei passaggi generazionali, per i quali Biancamaria Cavallini ha un expertise sul campo. Un errore grave in questi casi? Non dare fiducia a chi subentra. Se si sceglie un nuovo capo azienda occorre cambiare il filtro per giudicare: quello vecchio non può più funzionare. Ecco allora che l’imprenditore dovrà adottare un cambio di passo, anche perché le dinamiche oggi sono molto più veloci nel cambiamento rispetto al passato, spiega la psicologa del lavoro. Occorre una delega effettiva che l’imprenditore tradizionale fa fatica a dare. Continuare a vivere e frequentare l’azienda è utile ma solo se si vuole dare supporto e se l’erede lo chiede, ricorda Cavallini. Per questo vengono in aiuto i sostegni psicologici: il passaggio effettivo delle responsabilità necessita un’elaborazione del lutto per chi perde il ruolo. C’è, però, una consolazione: in molti casi le imprese di successo hanno una componente emozionale legata al fondatore nei rapporti interni ed esterni, componente che rappresenta un tesoro da maneggiare con cura: l’eredità emozionale è un tesoro ma non si può semplicemente ricevere ma va gestita con una nuova visione.