di Maria Elena Viggiano.
Il 30% della terra e dell’acqua del pianeta consumata dagli allevamenti. L’80% degli antibiotici prodotti dall’industria farmaceutica assorbita dalla zootecnia. L’incremento demografico e il vertiginoso aumento del consumo globale di proteine animali stanno mettendo sempre più a dura prova le risorse naturali del pianeta. Basti pensare che oggi al mondo ci sono circa 80 miliardi di capi di bestiame che servono per sfamare meno di 8 miliardi di uomini. Uno squilibrio enorme, che pone un urgente tema di sostenibilità: fino a quando, e a che prezzo, sarà possibile mantenere questo fragile rapporto tra risorse naturali e necessità alimentari del genere umano?
Domande a cui si cercherà di dare una risposta durante il workshop “La transizione agro-alimentare: processi di cambiamento e scelte di investimento” approfondendo in particolar modo due temi cruciali: lo sviluppo delle proteine alternative e il ruolo dell’agricoltura rigenerativa. Inoltre, la transizione agroalimentare sarà analizzata anche sotto il profilo del business cercando di capire quali sono i fattori chiave che in futuro potranno attirare investimenti nel settore in Italia.
Perché una esigenza è chiara: serve una transizione, forse addirittura una rivoluzione, che modifichi il paradigma della catena agroalimentare: produzione, distribuzione, consumi; ma anche abitudini, gusti, scelte e preferenze individuali. Grazie a imprenditori coraggiosi e lungimiranti, questa trasformazione è già iniziata e promette di avere importanti ricadute sistemiche: dal risparmio energetico al food security, dal futuro dell’industria alimentare alla salute dei consumatori.
Ma c’è anche la necessità di creare un luogo di dibattito, di qui la nascita di TheAgricult, un nuovo portale dedicato a questi argomenti analizzati con un approccio aperto e rigoroso. «TheAgricult parte dalla mia storia e crescita personale», racconta la fondatrice Livia Aliberti Amidani. «È più di un luogo, che si fonda sul rispetto per gli animali e l’ambiente. È un luogo di incontro, e non di scontro, attorno ai grandi temi della sicurezza agroalimentare, una parte del grande tema della transizione verde che ci vede tutti coinvolti». «L’industria agroalimentare genera circa il 20-25% delle emissioni di GHG (GreenHouse Gases, gas a effetto serra), fortemente impattante sull’ambiente», continua. «Tuttavia non possiamo pensare a un cambiamento dall’oggi al domani che metterebbe in ginocchio popolazioni, imprese, sistemi sociali. Perché il cambiamento si verifichi occorre agire per gradi, in modo ordinato ma fin da adesso e senza indugio lavorando a un miglioramento delle condizioni di tutti gli esseri viventi».
Insieme a Livia Aliberti Amidani, parteciperanno al workshop Sebastiano Cossia Castiglioni, investitore, Matteo Mancini, coordinatore tecnico dell’Ong milanese Deafal, e Luca Vinciguerra, giornalista. (credit della foto: Illiya Vjestica)