I numeri in vista del Family Business Forum del 20 e 21 ottobre a Treviso. In Veneto il 74% delle imprese è a controllo famigliare. In regione il 15% dei grandi gruppi familiari italiani. Ricavi sono in forte crescita (+24%) e redditività ai livelli più elevati del decennio.
Il prossimo 20 e 21 ottobre si terrà a Treviso il Family Business Forum, il grande appuntamento dedicato al capitalismo familiare, un luogo di confronto sulle dinamiche di questo particolare cluster di imprese che affronterà alcuni dei temi cruciali quali: il passaggio generazionale, l’apertura del capitale al private equity e alla finanza alternativa, i percorsi di quotazione e la gestione della leadership aziendale, per citarne alcuni.
Il Veneto conta 2.205 imprese con fatturato superiore ai 20 milioni di euro che generano un fatturato di 174 miliardi (il 53,5% del fatturato complessivo delle imprese del Veneto) e un valore aggiunto di circa 39 miliardi di euro. Di queste, il 74,3% sono imprese a controllo familiare, che rappresentano l’asse portante dell’economia del territorio con un’incidenza maggiore rispetto alla media nazionale (65,6%). Stiamo parlando di 1.637 aziende che occupano il 26,4% del totale della forza lavoro (347 mila dipendenti su un totale regionale di 507 mila lavoratori attivi nell’industria e nei servizi).
È questo il quadro tracciato dall’Osservatorio AUB dell’Università Bocconi, Aidaf e Unicredit che sarà presentato nel corso dell’evento, organizzato, ideato e diretto dalla giornalista Maria Silvia Sacchi in collaborazione con Assindustria Venetocentro e Community e con il Patrocinio della Provincia di Treviso.
La parte accademica del Forum è coordinata da Guido Corbetta, professore ordinario di Strategia delle aziende familiari all’Università Bocconi, titolare della cattedra AIDAF-EY, mentre lo Steering Committee è presieduto da Piergaetano Marchetti, Professore Emerito in Diritto Commerciale all’Università Bocconi.
L’Osservatorio rileva come in Veneto risiedano circa il 15% dei gruppi familiari italiani con fatturato superiore al miliardo di euro (15 gruppi su un totale di 104) che rappresentano un patrimonio di conoscenza e “saper fare” che sta alla base della nostra cultura d’impresa. Tra le aziende familiari della Regione si rileva una maggiore concentrazione nel manifatturiero (56.5%), seguito da commercio all’ingrosso (18,4%), commercio di autoveicoli (5,7%), commercio al dettaglio (4,5%) e attività finanziarie e immobiliari (4,3%), numeri che confermano la vocazione manifatturiera e industriale del territorio.
A livello di performance le aziende familiari registrano nel 2021 un tasso di crescita dei ricavi molto elevato (+24,1% rispetto al 2020) che mostra di aver raggiunto, e in alcuni casi superato, i livelli pre-pandemia. Si tratta, inoltre, di imprese che vantano una solidità finanziaria molto elevata con una redditività che è cresciuta significativamente fino a raggiungere un risultato del tutto simile a quello del triennio d’oro 2016-2018 (il ROI, “tasso di rendimento”, è salito dal 7,6% al 9,9%). Anche in termini di solidità, le imprese familiari venete si sono presentate all’inizio del 2022 nelle migliori condizioni del decennio con una capacità di ripagare il debito superiore ai livelli pre-covid (rapporto PFN-Ebitda al 3,8%) e il rapporto tra l’attivo e il capitale netto sceso al 3,3% mai così basso nel decennio. Tutti elementi che consentono alle imprese di investire capitali nella crescita produttiva e in operazione di M&A. Proprio rispetto a queste ultime, se le aziende tra i 20 e i 50 milioni di euro di fatturato sembrano non essere interessate a processi aggregativi, quelle più grandi mostrano una propensione alla crescita per linee esterne doppia rispetto alla media nazionale (20,7% vs 13,9%).
La crescita si sviluppa anche attraverso processi di internazionalizzazione: il 34,1% delle impese familiari venete ha, infatti, realizzato investimenti diretti all’estero (vs il 30,3% della media nazionale) con le imprese di grandi dimensioni che mostrano un’accelerazione di questo processo facendo da apripista a quelle più piccole. Il totale degli investimenti diretti all’estero detenuti dalle imprese familiari venete è di 2.257 (5 investimenti in media per ciascuna azienda), in crescita del 15% negli ultimi cinque anni, a testimonianza di come la presenza sui mercati internazionali sia uno strumento ritenuto cruciale per la crescita.
“Nel 2021 le imprese familiari venete sono cresciute più del sistema delle imprese familiari italiane. Un risultato che certamente giunge a valle di una caduta importante dei ricavi avvenuta nel 2020, ma rappresenta un record storico nell’ultimo decennio”, ha commentato il prof. Guido Corbetta, coordinatore dell’Osservatorio Aub che cura insieme a Fabio Quarato, docente dell’Università Bocconi. “I dati ci restituiscono l’immagine di un sistema delle imprese familiari venete che in termini di crescita dei ricavi, andamento della redditività e grado di solidità presenta, a inizio 2022, le migliori condizioni possibili”, ha aggiunto. “Un contesto che mette questo speciale cluster di imprese nelle condizioni di dimostrare una capacità di fare acquisizioni quasi doppia rispetto a quella delle imprese familiari italiane e una grande propensione agli investimenti diretti all’estero”, ha rilevato Corbetta: “Questi due elementi confermano la salute del sistema veneto pronto, dunque, a cogliere le sfide globali che implicano anche la volontà di conquistare spazi di mercato per mettere le basi per un vantaggio competitivo più solido oggi e, soprattutto, domani”
A partire da questi dati si articolerà il dibattito nel corso del Family Business Forum che vedrà la partecipazione di alcuni dei più importanti imprenditori e manager italiani e di autorevoli esponenti del mondo accademico, con l’obiettivo di creare uno spazio aperto di condivisione e riflessione sulle molteplici questioni che il tessuto economico italiano, di cui il capitalismo familiare è l’ossatura, è chiamato oggi ad affrontare.