di Redazione
Crescono le reti d’impresa in Italia. Questo tipo di contratto è stato introdotto 14 anni va e la sua applicazione ha cominciato a prendere piede lentamente, fino a diventare un modello sempre più diffuso, in particolare in questi anni recenti. Nello scorso quadriennio, 2019-2022, le reti sono, infatti, cresciute del 40,5% e solo nell’ultimo anno i contratti sono aumentati del 10% (+751 rispetto al 2021) e le imprese in rete del 6,7% (+2.846 rispetto al 2021), nonostante la turbolenza del quadro economico e internazionale. Al 1° marzo 2023 il numero totale di imprese coinvolte in progetti di collaborazione è di 45.288 per 8.382 contratti registrati.
I dati sono stati elaborati da InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di commercio per l’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa 2002 curato da InfoCamere, RetImpresa e dal Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
Anche per il 2022 si conferma il consolidamento delle micro-reti con 2-3 imprese, che rappresentano il 52% del totale, e il prevalere delle reti regionali (71,6%) e uniprovinciali (50,9%) con un leggero incremento delle reti interregionali (+4%).
È il Nord ovest ad assorbire il maggior numero di addetti (quasi un terzo), in ragione della più elevata diffusione di medie e grandi imprese, seguito dal Centro, dove si concentrano quasi il 31% degli addetti. Un quinto dell’occupazione lavora nelle regioni del Nord est, mentre il restante 13% trova lavoro nel Mezzogiorno.
A registrare la concentrazione più elevata di imprese “retiste” sono le regioni del Centro (35%). Nelle regioni del Sud operano quasi il 26% delle imprese retiste, mentre il 21% si colloca nelle regioni del Nord est. Il restante 18% si concentra nel Nord ovest.
I dati mostrano inoltre una spiccata vocazione per l’agroalimentare sia tra le realtà imprenditoriali in rete del Mezzogiorno (28,5%) che del Nord est (24,8%), mentre nelle regioni del Centro è il commercio a prevalere su tutti gli altri settori (19,8%). L’edilizia raggiunge un’incidenza piuttosto marcata tra le imprese del Nord (15,6%), mentre le aziende del Centro e del Mezzogiorno propendono maggiormente per i servizi turistici (12,8% e 10,2% rispettivamente).
Analizzando i bilanci relativi al 2021 (gli ultimi disponibili) depositati dalle imprese “retiste”, l’Osservatorio ha riscontrato una crescita dei risultati economico-finanziari delle imprese in rete superiori rispetto alla media del quadriennio precedente (2017-2020). Complessivamente, oltre il 65% delle imprese analizzate ha registrato un incremento dei ricavi, del valore aggiunto e del valore delle immobilizzazioni.
L’analisi mostra che le reti rappresentano una forma di collaborazione efficace anche per l’innovazione. Rispetto alla performance legata alla capacità della rete di sviluppare nuovi prodotti e servizi, il focus di questa edizione dell’Osservatorio ha esplorato l’adozione di logiche di open innovation nelle reti. Il primo risultato che emerge dall’analisi è che più aumenta il numero e l’importanza delle relazioni per l’open innovation che si instaurano tra la rete e i suoi partner esterni (fornitori, concorrenti, università, centri di ricerca pubblici e privati, ecc.) più cresce il numero di innovazioni introdotte dalla rete.
Le reti possono inoltre essere strumento di coordinamento e governance. Come noto, la storica frammentazione delle catene del valore nazionali costituisce un limite strutturale e strategico soprattutto quando aumentano turbolenza e incertezza dell’ambiente competitivo. Per questa ragione, l’Osservatorio 2022 ha approfondito il ruolo dei contratti di rete per il coordinamento delle filiere, evidenziando come le reti che nascono e danno forma alle relazioni tra imprese nell’ambito delle filiere produttive nazionali siano idonee a creare sviluppo e valore per Pmi e territori, ad attivare dinamiche volte a rendere il network più solido e organizzato, a migliorare le performance singole e aggregate, consentendo di mettere a fattor comune investimenti e risorse complementari. Questi aspetti peculiari del contratto di rete portano a considerare le reti come strumento idoneo ad affrontare il tema dell’evoluzione e della crescita delle filiere sotto molteplici profili (organizzativo e di governance, finanziario/fiscale, lavoristico, tecnologico, economico/valoriale, ecc.).
“Per cogliere fenomeni come quello delle reti d’impresa – ha detto il direttore generale di InfoCamere, Paolo Ghezzi – è indispensabile un apparato di lettura dei dati dell’economia reale che sia aggiornato, preciso, affidabile. Il Registro delle Imprese delle Camere di commercio è lo strumento di riferimento per supportare istituzioni, mondo associativo, mondo della ricerca e semplici imprese nel conoscere e comprendere meglio gli scenari in cui si muovono. In un’economia data driven – ha aggiunto Ghezzi – i big data della Pubblica amministrazione sono il punto di partenza per analisi come quella sviluppata nell’Osservatorio sulle reti d’impresa. Ma, accanto ai dati, ancora più importanti sono le competenze – come quelle messe a disposizione da InfoCamere – per leggerli e interpretarli correttamente e che oggi sono un asset indispensabile per promuovere i processi innovativi necessari ad aumentare la competitività del sistema-Paese”.
(foto di Jonny Gios)