Entro il 2030 negli Stati Uniti, le donne avranno in mano 34 triliardi di dollari, pari al 38% di tutti gli asset investibili. il doppio dell’anno precedente e quasi 10 punti percentuali in più di dieci anni fa. Il peso femminile cresce a un tasso anche maggiore nell’Europa occidentale dove le donne oggi controllano circa un terzo di tutti investimenti (circa 4,6 triliardi di euro) e arriveranno al 45% entro il 2030, per raggiungere il 50% agli inizi dei 2030. Sono i risultati e le previsioni di una ricerca pubblicata da McKinsey.
Le cause di questa sempre maggior presenza sono molteplici. La generazione dei Baby Boomer, che va dai 60 ai 78 anni, controlla una porzione significativa di asset, e le donne tendono a vivere cinque anni in più degli uomini. Questo porta le eredità a passare più dai mariti alle mogli. Eredità che passavano storicamente da padre a figli maschi, inoltre, vengono sempre di più lasciate ai figli senza distinzione di genere.
I fattori ereditari non sono l’unico fattore che contribuisce a questo trend. Negli ultimi dieci anni è infatti cresciuto il numero di donne in posizioni di senior leadership (dal 8% del 2005 al 22.3% del 2023) e anche – per quanto la crescita sia più lenta – quello di donne C-level.
Questo aumento di ricchezza da parte delle donne porta grandi sfide e opportunità per wealth manager e organizzazioni filantropiche.
Come è noto, le donne hanno abitudini diverse quando devono investire o spendere la propria ricchezza e sono più propense degli uomini a donare i propri asset per scopi caritatevoli. Carey Shuffman, a capo della divisione che in Ubs segue gli investimenti femminili, ha dichiarato a Bloomberg che le donne appartenenti alla generazione dei Millenial tendono a donare ad associazioni per la giustizia sociale, mentre le Baby Boomer preferiscono le organizzazioni religiose e le iniziative contro la povertà.
Le sfide invece si presentano per i Wealth Manager che operano con sistemi creati ai tempi in cui la maggior parte dei loro clienti erano uomini. Molte donne preferiscono infatti avere una controparte femminile, cosa che risulta complessa dato che nel 2024 è donna solo il 24% di chi si occupa di pianificazione finanziaria. Tendono a voler conoscere i loro advisor personalmente prima di affidargli i propri investimenti e sono molto più coinvolte nella gestione del portafoglio, volendo essere sicure che si allinei con i propri valori e obiettivi.